Nella parte più nascosta di un bosco di lecci secolari, sulla costa del verdissimo Monte Rainiero, si adagia il Santuario di Fontecolombo. Come ci dice l’Anonimo Reatino è il Sinai francescano, è, infatti, il monte scelto da Francesco per stilare la Regola definitiva del suo Ordine. Qui tutto è sacro: gli edifici e il bosco stesso, perché racchiude il Sacro Speco, la grotta naturale in cui Francesco scrisse la Regola del suo Ordine.
Fontecolombo è il secondo luogo della Valle Santa, dopo Poggio Bustone, che vide la presenza di Francesco.
La tradizione indica la prima presenza del Santo a Fontecolombo nel 1217. Francesco è sicuramente testimoniato a Fontecolombo tra la primavera e l’estate del 1223, intento alla redazione della Regola definitiva da lasciare ai suoi fratelli.
Probabilmente la Regola venne stesa in una grotta sopra la quale oggi sorge la cappella di San Michele.
Si tratta della Regola Bollata, che fu sottoposta all’approvazione di Onorio III il 29 novembre del 1223.
La presenza di Francesco a Fontecolombo è legata anche alla cura della terribile malattia agli occhi che lo afflisse alla fine della sua vita.
Proprio a Fontecolombo subì una terribile operazione per guarire dalla malattia: gli vennero incise con un ferro tutte le vene dall’orecchio al sopracciglio. Le pagine delle fonti francescane che ci narrano l’operazione sono intrise di un alto senso lirico. Sono profondamente ispirate nel narrare l’arrivo del medico, il dialogo di Francesco con il fuoco con il quale il medico scaldava il ferro, l’emozione e la fuga dei frati all’inizio del terribile intervento, e il miracolo che permise a Francesco di non sentire dolore.
Francesco si fermò a Fontecolombo per la presenza di una cappellina dedicata alla Vergine, che nel XVIII sec. venne denominata Santa Maria Maddalena. I boschi che ospitarono Francesco e l’umile cappella erano proprietà dell’Abbazia di Farfa, l’edificio forse serviva come rimessa d’attrezzi e come punto di presidio per salvaguardare i diritti dei monaci farfensi.
A proposito del possesso da parte dell’Abbazia di Farfa lo studio dei documenti ha permesso di formulare le seguenti ipotesi: il monte che ospita l’eremo venne ceduto dai monaci di Farfa per qualche tempo a un chierico di nome Rainiero, di qui la denominazione di Monte Rainiero.
Secondo una tradizione popolare il cambiamento di nome da Monte Rainiero a Fontecolombo è dovuto a Francesco stesso “per la presenza di una fonte di acqua fresca e limpida”, dove si abbeveravano tante colombe bianche.
La chiesa grande del convento fu consacrata il 19 luglio del 1450 dal Cardinale Nicolò di Cusa, diocesi di Treviri, e dedicata ai Santi Francesco e Bernardino da Siena. L’edificio è improntato alla semplicità, pur avendo subito molti rimaneggiamenti tra cui il rifacimento del portico ultimato nel 1940.
L’interno, a navata unica, è coperto a capriate. Il coro ligneo risale al XVII sec., al di sopra la finestra è chiusa da una vetrata con la raffigurazione di San Francesco e la visione della composizione della Regola.
Lungo la parete destra si trovano due pregevoli sculture lignee del Seicento.
Una raffigura la Crocifissione con Francesco inginocchiato ai piedi di Cristo. Nell’altra scultura, un altorilievo, si celebra l’episodio miracoloso della Conferma della Regola da parte del Signore che precedette la Conferma del pontefice.
La chiesa ha subito diverse trasformazioni pur non perdendo la sua originaria impronta. La prima trasformazione avvenne nel 1644 con il prolungamento del coro. Successivamente furono aperte le finestre del presbiterio e, nel 1712, fu aggiunto un nuovo ambiente alla sacrestia. Modifiche alle finestre e al rosone furono apportate nel XX sec.
Cinque vetrate della chiesa vennero donate ai francescani nel 1925 dal celebre cantante lirico Mattia Battistini. I soggetti delle vetrate raffigurano a partire dalla prima a destra dell’entrata: l’offerta del luogo del Santuario a San Francesco, segue il dono del mantello da parte di Francesco alla donna di Posta. A sinistra della porta di accesso è riprodotta la scena dell’operazione agli occhi di Francesco, segue un episodio di Francesco con gli uccelli. Sopra il portale la vetrata narra gli eventi del Presepe di Greccio.
La lunetta del portale conserva un dipinto con la Madonna col Bambino e ai lati San Francesco e San Ludovico da Tolosa.
Estremamente suggestivo il chiostro posto a destra della chiesa, attorno al quale si dispongono gli edifici conventuali.
Durante il XV sec., fu eretto il cosiddetto Conventino che comprendeva: il dormitorio, il refettorio e la cucina. Nello stesso secolo al convento fu annessa una fabbrica di panni dove erano confezionati i sai dei frati.
Al XVI sec. risale la parte del convento denominata fortilizio, comprendente otto camere. Negli anni ’80 del Seicento si costruì l’attuale foresteria e il dormitorio sovrastante.
Dallo spiazzo antistante il convento si accede a un sentiero che inizia con un cancello sul quale sono riportate le parole dell’Esodo “Togliti i calzari dai piedi, poiché santa è la terra dove tu stai”. Il sentiero accoglie quattordici edicole con la Via Crucis in maiolica, opera di scuola napoletana databile al 1745.
Lungo il sentiero si trovano nell’ordine: il Romitorio di san Francesco, la chiesa della Beata Vergine e il Sacro Speco.
Il cosiddetto Romitorio di San Francesco è stato riscoperto nel 1947 ed è rimasto sostanzialmente immutato, tranne due modifiche del XV e XVIII sec.
Segue la Chiesa della Beata Vergine, detta anche della Maddalena. Gli storici che hanno studiato la struttura muraria dell’edificio hanno rintracciato formule che rimandano ai primi decenni del XIII sec.: l’arco dell’abside a sesto acuto poggiante su mensole quadrate e gli affreschi ospitati nel catino. La facciata, in origine a capanna, fu modificata nel tardo Duecento. Sul coronamento orizzontale si erge la campanella, con la quale, secondo la tradizione, Francesco chiamava a raccolta i frati per la preghiera.
Nella piccola abside è collocato un affresco in cattivo stato di conservazione con Cristo in trono, la Vergine col Bambino a destra e una raffigurazione quasi illeggibile a sinistra.
Lungo la parete destra vi sono due affreschi databili tra XIV e XV sec. raffiguranti una Santa d’incerta identificazione, forse Santa Cuneconda, e Santa Maria Maddalena. L’altra parete accoglie un affresco seicentesco con Santa Chiara.
Durante il restauro del 1921 è venuto alla luce, in una finestrella, il disegno in rosso del Tau, che la leggenda popolare vuole della mano di Francesco stesso.
Dopo la chiesa della Maddalena si visita l’Oratorio di San Michele, un ambiente a metà tra la grotta e la cappella. L’oratorio ingloba il Sacro Speco: la spaccatura nella roccia stretta e lunga che ricorda un sepolcro.
Si tratta del luogo più sacro dell’eremo: tra le rocce una semplice croce in legno ricorda la presenza di San Francesco. La fenditura del Sacro Speco si sarebbe originata, secondo la tradizione popolare, con il terremoto che accompagnò la morte di Cristo. Nella grotta avvenne la sofferta redazione della Regola dell’Ordine da parte di Francesco. La scrittura dovette avvenire durante la cosiddetta quaresima di San Michele, come ricorda la denominazione dell’oratorio.
Sopra la porta della cappella di San Michele si legge un’iscrizione che ricorda la visita di papa Sisto IV nel 1476.
All’interno l’oratorio ospita sull’altare una raffigurazione in rame con San Francesco che riceve la Regola dal Signore, opera del XVIII sec. dovuta al frate Emanuele da Como.
Dopo la chiesetta di San Michele si visita la grotta di frate Leone, qui la tradizione locale vuole che Leone, quando il Signore apparve a Francesco per lasciargli al Regola, alzò la testa e lasciò sulla roccia l’orma del cranio.
Più avanti, protetto da un recinto, si trova il ceppo del leccio che vide l’apparizione del Signore al Poverello. L’albero cedette sotto il peso delle abbondanti nevicate dell’inverno del 1622. Il suo legno fu usato nel 1645 da Giovanni da Pisa per scolpire la scena dell’apparizione del Signore a Francesco, oggi nella chiesa grande del convento.
Risalendo sullo spiazzo che precede il convento si giunge alla Fonte delle colombe, da cui il Santuario trae il nome. Si attraversa un sentiero circondato da una natura straordinaria, rimasta intatta dalla presenza di Francesco fino ad oggi.
Il sentiero è punteggiato da tre cappelle: una dedicata all’Ascensione di Cristo, una a Sant’Antonio da Padova, l’ultima, nei pressi della quale è la fonte, è detta cappella della Regoletta. Nelle prime due cappelle, erette nel XVIII sec., sono collocate delle formelle in terracotta con episodi della vita di Francesco svoltisi nel reatino. Nell’ultima cappella, risalente al XVII sec., sono conservate sei formelle in terracotta.