“Buon giorno, buona gente!”
Così Francesco salutò secondo la tradizione gli abitanti di Poggio Bustone quando, per la prima volta, giunse nel borgo alle pendici degli Appennini.
È Luca Wadding, importante storico francescano del seicento, a raccontarci l’arrivo di Francesco a Poggio Bustone nel 1209, narrandoci di un Francesco e dei suoi compagni perseguitati in patria e alla ricerca di un luogo ospitale, che trovarono proprio in Poggio Bustone.
Inerpicandosi sulla strada che conduce fino all’eremo si riscopre tutta la semplicità e la letizia di questo saluto, in una natura che somiglia ancora a quella che Francesco vide e amò. Il Santuario è circondato dai boschi verdeggiati e apre lo sguardo su un panorama che ha del mistico: la Valle Santa e la sua parte settentrionale con la splendida Riserva dei laghi Lungo e Ripasottile.
I più antichi agiografi di Francesco indicano nei pressi di Poggio Bustone la prima meta del Santo nella Valle Reatina. Francesco sostò in questi luoghi, raccogliendosi in preghiera in una grotta solitaria tra i boschi. Qui ebbe la visione che gli confermò il perdono per i peccati giovanili. Qui gli fu predetta un’espansione prodigiosa per il suo Ordine ed ebbe la predizione in base alla quale da Poggio Bustone sarebbe partita la sua missione di pace.
Come sempre nella consuetudine di Francesco, il precario alloggio che trovò era poco distante dal paese di Poggio, così da permettergli di predicare alla gente del borgo.
L’altra testimonianza della presenza di Francesco a Poggio Bustone riguarda una pubblica confessione di Francesco. Una folla si radunò presso l’eremo per ascoltare la predica del Poverello che stupì tutti mortificandosi e confessando di aver mangiato cibi conditi con lardo durante la quaresima.
Il Santuario di Poggio Bustone ha due romitori.
Il romitorio superiore può essere identificato con la chiesetta incassata sotto una massa rocciosa e nascosta dal bosco. Al tempo di Francesco era una semplice grotta, la prima costruzione risale agli inizi del XIV sec. E adotta la tipologia a navata unica coperta da volta a botte. Nell’edificio si distinguono due epoche: la parte trecentesca che circonda l’altare e un’altra risalente al XVII sec. La scoperta di questo ambiente, che forse costituì il primo insediamento francescano, è avvenuta nel 1947. Il romitorio inferiore è invece l’attuale convento e chiesa di San Giacomo. All’eremo superiore si giunge attraverso un comodo sentiero immerso in un bosco di roverelle, aceri e carpini, circa trenta minuti di cammino per giungere in un luogo incantato e reso santo dalla presenza di Francesco.
Lungo il sentiero furono erette intorno al 1650 sei cappelle a ricordo di miracoli avvenuti sul luogo e tramandati dalla tradizione popolare.
La prima cappella custodisce la pietra sulla quale il Santo appoggiò il breviario mentre stava per sopraggiungere una tempesta: appena poggiato il libro la pietra si sciolse come cera.
La seconda cappella fu edificata sul luogo in cui Francesco si sedette poggiando le spalle a una pietra sulla quale rimase impressa l’impronta del suo cappuccio ancora oggi visibile.
La terza cappella custodisce l’impronta del gomito del Santo, la quarta è dedicata all’apparizione del demonio e alle impronte che lasciò sulla pietra.
La quinta conserva l’impronta del piede di Francesco, la sesta l’impronta di un angelo.
Portandosi verso l’eremo inferiore, nei pressi del piazzale del convento, sorge il Tempio Votivo realizzato da Carlo Alberto Carpiceci a ricordo della missione di pace cui il Santo diede inizio proprio da Poggio Bustone.
A lato dell’ingresso sono incise le parole che Francesco lasciò ai discepoli “Andate carissimi a due a due per le diverse plaghe della terra annunziate agli uomini la pace”. All’interno si conserva la statua del Poverello realizzata da Lorenzo Ferri.
La chiesa del convento, accessibile dal piazzale, è dedicata a San Giacomo Maggiore. Davanti si apre il portico ricostruito nel 1951 su progetto dell’architetto Alberto Carpiceci. La chiesa fu eretta nel XIV sec. e più volte rimaneggiata. Nel corso del XVII sec. vennero aperte due cappelle, una dedicata a Sant’Antonio da Padova, la seconda a San Francesco. L’ultimo intervento è stato realizzato dopo il terremoto del 1948.
Austero è l’interno della chiesa, a navata unica con copertura a capriate, l’abside è invece coperto da un’elegante volta a crociera. Le modalità realizzative di alcuni elementi architettonici (mensole e costoloni) hanno suggerito agli studiosi una datazione ai primi decenni del XIV sec.
Lungo la parete destra una tavola del XV sec. raffigura la Vergine col Bambino e San Giuseppe. Sempre sulla stessa parete, durante i restauri del 1948, è stato rinvenuto un affresco seicentesco che raffigura un pontefice tra San Francesco e Sant’Antonio da Padova. Alle loro spalle vi è l’interessante raffigurazione del castello di Poggio Bustone che ci permette di ricostruire l’antico assetto urbanistico del borgo: circondato da mura, dominato dalle torri e dal campanile e dotato di due porte di accesso.
Sulla destra della chiesa è collocato il chiostro attorno al quale si sviluppa il convento. Della primitiva costruzione resta un portichetto con pilastri e colonnine ottagonali, oggi inglobato nel chiostro. Su una parete del chiostro si conserva un dipinto con la Madonna col Bambino, pregevole e raffinata opera di scuola sud umbra del XV sec.
Interessante la vista al refettorio dei pellegrini, ornato da due dipinti seicenteschi: l’Ultima Cena e l’Immacolata tra San Francesco e Santa Chiara.