“…la città di Rieti esulti, goda, si glori del suo tesoro incomparabile, il beato Angelo, cittadino reatino. Ammirabile, egli emerge per l’appartenenza al santo Ordine dei Minori, e di tale edificio resterà per sempre una pietra miliare.”
Anonimo Reatino, Actus Beati Francisci in Valle Reatina, I, 30, a c. di A. Cadderi, Assisi, 1999
Come Angelo Tancredi, tanti abitanti della Valle Santa furono per San Francesco amici fraterni e tra i primi ad accogliere il suo messaggio: Angelo Tancredi, Illuminato da Rieti, Filippo Longo, Giovanni Velita, Gedeone e Filippa Mareri.
Angelo Tancredi
“…quando era nel mondo ancora un cavaliere, sentendo che la vita degli Apostoli riviveva su questa terra, donò tutto ai poveri.”
Anonimo Reatino, Actus Beati Francisci in Valle Reatina, I, 24, a c. di A. Cadderi, Assisi, 1999
Si unì al gruppo dei primi dodici soci di San Francesco. Ammirato per la sua cortesia, fu il primo nobile a entrare nell’Ordine. Da allora fu sempre vicino a San Francesco, anche quando, sulla Verna, ricevette le Stimmate. Negli ultimi due anni travagliati della vita del Poverello fu suo guardiano personale. La fratellanza e l’amicizia con San Francesco furono così intense che il Santo lo volle vicino, insieme a frate Leone, nel momento del trapasso. Il legame profondo che unì Angelo a San Francesco è ancora testimoniato dalle loro sepolture: entrambi riposano nella Basilica di Assisi, a non molta distanza.
Illuminato da Rieti
“Partì, dunque, prendendo con sé un compagno, che si chiamava Illuminato ed era davvero illuminato e virtuoso.”
Bonaventura da Bagnoreggio, Leggenda Maggiore, IX, 8, in Fonti Francescane. Editio Minor, Assisi, 1986
Illuminato fu tra i primi discepoli di San Francesco e accompagnò il Santo in alcuni dei momenti più importanti della sua vita. Gli fu accanto nel viaggio in Terra Santa, condividendo tutti i pericoli di quella spedizione. Gli fu accanto sul monte della Verna, quando San Francesco ricevette le Stimmate.
Filippo Longo
“…parlava di Dio con mirabile dolcezza.”
(Tommaso da Celano, Vita Prima, X, 25, in Fonti Francescane. Editio Minor, Assisi, 1986)
In questo passo Tommaso da Celano ci racconta della prodigiosa capacità di Filippo d’interpretare le Sacre Scritture, pur non sapendo leggere. Anche Filippo fu tra i primissimi seguaci di San Francesco. Il Santo lo nominò primo direttore spirituale delle Clarisse di San Damiano. Fu destituito dalla carica quando, senza approvazione, prese la direzione di tutti i monasteri delle Clarisse. In seguito San Francesco gli affidò l’importante incarico di recarsi in missione in Francia.
Giovanni Velita
“…era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito.”
Tommaso da Celano, Vita Prima, XXX, 84, in Fonti Francescane. Editio Minor, Assisi, 1986
Fu a Giovanni, signore del castello di Greccio, che San Francesco si rivolse per farsi aiutare nei preparativi del Presepe di Greccio, segno di profonda stima e amicizia. Fu Giovanni a predisporre il luogo in cui San Francesco rievocò il mistero della Natività, portando la mangiatoia, il fieno, il bue e l’asinello.
Il canonico Gedeone
La presenza di San Francesco a Rieti si lega anche al nome del canonico Gedeone. L’Anonimo Reatino ci racconta il miracolo operato da San Francesco nei suoi confronti con toni coloriti. Mentre il Santo era nella città, gravemente malato, gli fu portato Gedeone in fin di vita. San Francesco, pur conoscendo la sua vita da peccatore, lo guarì avvertendolo di non tornare a peccare. Il canonico non diede ascolto al Poverello e morì sepolto sotto il tetto della casa in cui di nuovo aveva infranto le leggi.
Gedeone fu un personaggio molto noto a Rieti ai tempi di San Francesco, viene citato varie volte nelle carte d’archivio a partire dal 1201 fino al 1236.
Beata Filippa Mareri
Contemporanea di San Francesco, colta e nobile, Filippa lasciò ogni avere per entrare tra le Clarisse. È una delle figure più venerate del Cicolano, regione dell’entroterra reatino dalla quale proviene.
La tradizione locale racconta che i baroni Mareri erano furiosi per la conversione della figlia, che si rinchiuse in una parte del loro castello per condurre una vita claustrale. Questa decisione scatenò atti di furiosa violenza nei familiari, placati solo dall’arrivo nel castello di San Francesco e dal suo saluto “La pace sia a questa casa”.
Fondò a Borgo San Pietro, nei pressi del lago del Salto, un monastero circondato ancor oggi dalla venerazione degli abitanti del luogo.