Il borgo di Fara Sabina stupisce per le sue strade perfettamente pavimentate, la pulizia, l’assenza di traffico, le case quasi tutte restaurate e un’atmosfera di pace e tranquillità che si respira nell’aria. La vera sorpresa però è la splendida vista panoramica dal belvedere di Piazza del Duomo dove, nelle giornate limpide, lo sguardo corre veloce verso gli antichi Sette Colli di Roma, per ammirare, ora come un tempo, i più suggestivi tramonti sulla città eterna. Proprio in questa Piazza troviamo il Museo Civico Archeologico, che raccoglie i reperti rinvenuti durante gli scavi archeologici effettuati a partire dagli anni ’70. La peculiarità dei materiali del museo sta nel fatto che essi provengono da due scavi diversi per tipologia, uno di abitato (Cures), l’altro di necropoli (Eretum), il che ha consentito di ricostruire, nel raffronto tra “città dei vivi” e “città dei morti”, un ritratto della società sabina che, fino ai primi del ‘900, costituiva una sorta di “zona grigia” nel quadro delle culture dell’Italia antica.
Fin qui la storia nella sua razionalità. Poi c’è l’emozione, perché il Museo di Fara custodisce un oggetto unico, incredibile: il trono di terracotta rosata tornato alla luce nel 2006 ad Eretum. La più grande tomba a camera ritrovata in Italia (37 metri di lunghezza complessiva) con al suo interno preziosi oggetti votivi, il carro da guerra del principe e, soprattutto, il suo trono.
La suggestione e lo stupore si accrescono con il Museo del Silenzio, inaugurato nel 2004, è una novità per quanto riguarda l’allestimento, ma ancor di più per il modo di porsi al visitatore.
La scelta di un tema “forte” ma decisamente astratto quale il “silenzio”, che connotava la quotidianità delle monache e ne scandiva ogni gesto, ha condotto i creatori (gli arch. Sveva Di Martino e Mao Benedetti) ad elaborare un progetto di musealizzazione innovativo nel linguaggio e nella struttura. Il museo è collocato in una sala di forma rettangolare regolare di circa 60 mq. che era parte dell’antica chiesa di Santa Maria in Castello inglobata nell’edificio monacale seicentesco. In un ambiente completamente buio dove le teche degli oggetti si illuminano a piccoli gruppi secondo uno schema definito. Sono stati scelti alcuni temi significativi nella vita quotidiana delle monache: la preghiera, il silenzio, la cucina, la farmacia, la disciplina ecc., accompagnanti da una serie di proiezioni sulle volte della sala e un sistema di luci e suoni che sottolineano la funzione degli oggetti.
Unico al mondo nel suo genere, non offre una semplice visita ma vi porterà in un’esperienza, che vi permetterà di “uscire” dalla vostra vita e viaggiare in una dimensione senza unità di misura, né di tempo, né di spazio tale da rendere indelebili le emozioni della visita.

I sapori di una volta… si ritrovano nell’Antico Forno tardo Rinascimentale, situato al piano terra del Monte Frumentario, amorevolmente gestito, produce pane lavorato ancora come una volta, con gli stessi gesti e gli stessi ingredienti, a partire dal lievito naturale. Sarà il profumo del pane appena sfornato a guidarvi nella scelta di una sosta.

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